Cronaca - 28 aprile 2025, 08:00

Morte Papa Francesco, Mons. Alain de Raemy: "Era un uomo immerso nel Vangelo"

Intervista all' Amministratore apostolico della Diocesi di Lugano tra l'addio a Pontefice e l'arrivo del Conclave

Morte Papa Francesco, Mons. Alain de Raemy: "Era un uomo immerso nel Vangelo"

La morte di Papa Francesco ha sconvolto il mondo intero, con l'ultimo saluto che si è consumato sabato 26 aprile in una gremitissima Piazza San Pietro e 400mila pellegrini arrivati da tutto il mondo. In vista dell'imminente Conclave che eleggerà il successore del compianto Jorge Bergoglio, abbiamo raggiunto Mons. Alain de RaemyAmministratore apostolico della Diocesi di Lugano e nominato nel 2014.

La morte di Papa Francesco ha toccato tutti: quale eredità spirituale lascia alla Chiesa?

"La sua eredità spirituale è contenuta in un grido, tratto dalla sua ultima autobiografia “Spera”, quando dice: Gesù inserisce nei rapporti umani la forza del perdono. Nella vita non tutto si risolve con la giustizia. Soprattutto laddove si deve mettere un argine al male, qualcuno deve amare oltre il dovuto. Qualcuno deve amare oltre il dovuto! Questo monito è il suo lascio. Qualcuno deve amare oltre il dovuto, non solo nella guerra e nei conflitti. Sempre. E noi cristiani, lo vediamo all’opera in Gesù. Questo è il lascito di papa Francesco. Sulla personalità di Papa Francesco è stato detto che era un uomo vestito da Papa. Io direi: era un uomo immerso nel Vangelo. Non riusciva ad uscirne! Per fortuna! O detto meglio, con linguaggio cristiano: per grazia".

Lei ha detto che "Oggi per lui comincia la festa": può approfondire questa riflessione?

"Sì, con la preghiera fatta alla fine della Messa esequiale: Dio delle anime e di ogni carne, che hai schiacciato la morte, hai vinto il diavolo e hai donato la vita al mondo, concedi il riposo all’anima di questo tuo servo defunto, Francesco, Vescovo, in un luogo di luce e di gioia, in un luogo verdeggiante, in un luogo di beatitudine dove non sono più sofferenza, dolore e pianto. Eccola la festa! Ma il nostro linguaggio sull’aldilà è sempre “approssimativo”. Eppure, come dice anche questa parola, è comunque un linguaggio che può renderci l’aldilà più prossimo, più vicino, con qualcosa che abbiamo tutti nel cuore, anche senza poter descriverlo, per ragioni ovvie: un luogo di luce e di gioia, in un luogo verdeggiante, in un luogo di beatitudine dove non sono più sofferenza, dolore e pianto. Inoltre, quando dicevo che il girono della sua morte cominciava per lui la festa, stavo anche citando papa Francesco. E poi, la festa del Cielo è festa di Amore. E l’amore vissuto in eterno implica anche la cura di noi nel tempo, implica che si occupi ancora di noi. Ecco perché dicevo in conclusione della Messa che abbiamo celebrato per lui in Cattedrale a Lugano: Papa Francesco, tu sai che non vai in pensione, non vai in vacanza, dunque ricordati di noi, continua ad aiutarci, prega per noi".

Quali sono le sfide più urgenti che il prossimo Pontefice dovrà affrontare?

"La più urgente è sempre la stessa: tornare al Vangelo, ripartire sempre da Gesù. Ogni epoca della Chiesa fa fatica con qualche aspetto che viene trascurato. Anche a noi, a noi che talvolta pensiamo di essere così bravi almeno nelle intenzioni, la prossima generazione avrà qualcosa da rimproverarci".

Quali caratteristiche dovrebbe avere il nuovo Papa per guidare la Chiesa in questo momento storico?

"Secondo la mia molto fallibile e soggettiva opinione, una persona con una grande esperienza umana e cristiana, di cultura e di fede: sarebbe d’ aiuto per il compito di confermare i fratelli nella fede, come dice Gesù a Pietro".

Si aspetta della soprese dal Conclave in programma?

"Papa Francesco diceva spesso: lo Spirito Santo sorprende sempre, lasciamoci sorprendere da lui! In effetti, lo Spirito Santo non è un programma prestabilito, non applica strategie, non è neanche un’intelligenza artificiale geniale che tutto calcola ma non ama. Lo Spirto Santo è imprevedibile, è vita che sconvolge, ma come nel giorno della Pentecoste, è anche colui che armonizza i cuori nel caos delle lingue. Dunque…"

La Chiesa in Svizzera ha una voce particolare nel panorama cattolico: quale contributo può dare in questo periodo di transizione?

"Il contributo dei suoi due cardinali in conclave: un lucernese, Kurt Koch, vescovo emerito della diocesi di Basilea, la più grande della Svizzera, che comprende 10 cantoni, e Paul-Emil Tscherrig, vallesano con grandissima esperienza internazionale, visto che è stato nunzio, cioè ambasciatore del Papa, in diversi continenti, compresa l’Argentina".

In questo momento di lutto e speranza, quale consiglio darebbe ai fedeli che cercano conforto e guida?

"Darei il consiglio che ci ha dato Papa Francesco usando una parola molto tecnica del linguaggio ecclesiale: la sinodalità. È una parola greca, che significa camminare insieme. Tante volte accade che la sofferenza del lutto ci spinge a nasconderci. Ma non ci fa bene. La compassione degli altri è sempre di grande aiuto e conforto. Anche quando sembra metterci a disagio, noi e l’altro. Perché non sappiamo cosa dire. Sperimentiamola! Vedremo quanto è bella la vicinanza oltre le parole. Non la trascuriamo. Non rimaniamo da soli. La solitudine aumenta la sofferenza. Ritroviamoci e scambiamoci i nostri sentimenti, il nostro dolore e le nostre speranze".

R.A.

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A MARZO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
SU