io_viaggio_leggero - 05 luglio 2025, 07:00

Madrid e Barcellona: tra identità, tensioni e meraviglie in eterna competizione

In questa rubrica troverete interviste a viaggiatori e racconti di viaggio vissuti in prima persona. Ma anche luoghi a confronto come nel caso di oggi. Se hai un’esperienza da raccontare… scrivi a: ioviaggioleggero@gmail.com

Sono due città, ma sembrano due mondi. Non si limitano a rappresentare la Spagna: la dividono, la moltiplicano, la raccontano da prospettive opposte. Così diverse da sembrare inconciliabili, eppure è proprio nella loro rivalità costante che pulsa il cuore del Paese. C’è qualcosa di teatrale nel loro confronto. Come due protagoniste sul palco della stessa storia, si alternano sotto i riflettori, convinte di incarnare «la vera Spagna». Ma cos’è davvero la Spagna? Forse proprio questa tensione irrisolta tra differenze che non cercano sintesi, ma convivenza. Madrid è il potere. Barcellona, la sfida. Una è solida, istituzionale, centrale. L’altra guarda il mare, parla una lingua propria, immagina un futuro diverso. Da un lato, strade larghe, palazzi solenni, il Prado e il Reina Sofía, la politica che decide. Dall’altro, l’eredità di Gaudí che plasma l’urbanistica come un’opera d’arte, il gotico che si fonde al modernismo, il catalano che risuona come rivendicazione quotidiana.

Anche lo stile racconta l’identità. Nella città al centro della penisola prevale l’eleganza sobria, il look formale, una classe che si esprime attraverso la misura. Sulla costa, invece, domina la sperimentazione: un mix di influenze nordiche e mediterranee, dove lo stile urbano si fonde con la luce del sole. Chi viaggia si trova davanti due modi di vivere l’esperienza urbana. Le piazze storiche della capitale — Plaza Mayor, Puerta del Sol — sono spazi vivi, vibranti. Dopo le 22, tutto esplode: tapas bar affollati, terrazze animate, una notte che non conosce silenzio. Dall’altro versante, il ritmo è più fluido: la città va attraversata non solo fisicamente, dal Passeo de Gràcia a Barceloneta, senza dimenticare la celebre Rabla. A Barcellona si fa colazione guardando il mare, ci si perde nei mosaici del Parc Güell e si chiude la giornata con arte e musica in uno spazio post-industriale.

Ma sono i quartieri, forse più dei simboli, a svelare l’anima profonda delle due città. A Madrid, la vita pulsa nei bar di Chamberí, nei caffè letterari di Las Letras, fra le vie ordinate del barrio Salamanca e le anime ribelli di Lavapiés e Malasaña. Qui c’è un senso di appartenenza diffuso, una ritualità che resiste al cambiamento: l’aperitivo fisso, il pranzo di famiglia, il «tapeo» condiviso. Le relazioni sono frontali, spontanee, avvolgenti, lo si percepisce anche nei saluti rumorosi per strada. A Barcellona, il tessuto urbano è più frammentato e in movimento. Ogni quartiere è un microcosmo: Gràcia conserva un’anima indipendente e bohémien; Poblenou è diventato laboratorio creativo tra ex fabbriche e nuovi spazi culturali; El Raval è mescolanza pura, fra arte di strada, immigrazione e tensioni sociali. La quotidianità si costruisce più per traiettorie personali che per riti collettivi. Meno prevedibile, spesso più individualista, ma anche più aperta: una realtà in continua trasformazione.

Anche il cibo parla lingue diverse. Due luoghi simbolo rendono visibile questa divergenza gastronomica: il Mercado de San Miguel, a pochi passi dalla Plaza Mayor, e La Boqueria, che si apre come un caleidoscopio lungo La Rambla. Nel padiglione di ferro e vetro della capitale tutto è curato, luminoso, pensato per l’assaggio istantaneo: tapas gourmet, ostriche ben disposte, cava serviti su banconi luminosi, prezzi da esposizione. È la versione «dandy» della tradizione, ordinata e composta, un salotto popolare che guarda al mondo. Sulla Rambla, invece, la Boqueria è febbre mediterranea: frutta accatastata a piramide, spezie che si mescolano all’odore di pesce fresco, voci in mille lingue, improvvisazione continua. Qui si contratta, si assaggia camminando, si è folla: il mercato è teatro, con un impulso vitale po’ anarchico. Due modelli opposti per celebrare lo stesso culto del cibo. Madrid ti avvolge, Barcellona ti seduce. Per capirle bisogna andarci: camminare, ascoltare, perdersi nei quartieri. Solo così se ne coglie l’essenza. Ed è allora che emergono le preferenze personali. Ma di fronte alla bellezza non si sceglie: ci si lascia attraversare dalle differenze. Il confronto tra le due non va ridotto a una sfida; sono complementari, entrambe necessarie.

C’è una vena grottesca che attraversa la cultura spagnola: la letteratura picaresca, i personaggi deformi e ironici di Valle-Inclán, l’assurdo tragico di Luces de Bohemia, la crudeltà visionaria di Goya. Le due città la interpretano in modi diversi: la capitale  mostra il grottesco nella quotidianità — la convivenza di lusso e povertà, l’energia caotica e barocca sotto l’ordine apparente —, l’altra lo trasforma in estetica urbana, con curve impossibili, colori inaspettati, ironia visiva. Qui l’assurdo diventa bellezza, provocazione. Una è stabilità, l’altra cambiamento. C’è chi, amando la ritualità, trova casa nella prima, e chi, cercando fermento, si lascia ispirare dalla seconda. Ma il viaggio vero è viverle entrambe. Si capisce allora che la Spagna non è una sintesi, ma una tensione irrisolta che brilla proprio nel suo essere diversa.

Forse non serve scegliere. Forse la bellezza è proprio nel contrasto, nell’esistere insieme. Come due fuochi che illuminano — a modo loro — la stessa Terra.

Marco Di Masci

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