Il settore bancario ticinese si conferma in una situazione particolare rispetto alle altre piazze finanziarie. Infatti solo sulla piazza finanziaria ticinese continuano a essere relativamente pochi gli istituti bancari che giudicano positivamente la situazione attuale degli affari. Nel nostro cantone continua a pesare la diminuzione della clientela dall’estero, inoltre, secondo i dati dell’ultima inchiesta, sempre più istituti lamentano una diminuzione della domanda interna, in particolare da parte delle aziende. In previsione i toni diventano più positivi tanto per la situazione degli affari quanto per la domanda di servizi bancari, sempre negative le proiezioni rispetto ai livelli d’impiego.
Come già evidenziato dall’inchiesta di ottobre anche dai risultati raccolti a gennaio emerge che in Ticino sono ancora relativamente pochi gli operatori bancari che giudicano come positiva la situazione degli affari. A Sud delle Alpi la loro quota è del 25%, mentre a Ginevra sfiora il 50% e a Zurigo supera il 70%.
Migliori, e in tendenza positiva, le sensazioni rispetto alla situazione degli affari nei prossimi sei mesi. In questo caso la maggioranza relativa degli intervistati sulla piazza finanziaria ticinese crede in un miglioramento della situazione. Anche da questo indicatore risulta che la tendenza in atto a Sud delle Alpi è decisamente diversa da quanto riscontrato a Ginevra dove, nonostante i risultati positivi degli ultimi trimestri gli operatori pessimisti sono tuttora in maggioranza.
In Ticino sembrerebbe pesare sempre di più la continua erosione della domanda da parte di clientela estera che, ancora una volta, è data in diminuzione dalla maggioranza degli operatori. Sul fronte interno rallenta la domanda da parte delle imprese, a gennaio la quota di istituti che ne ravvisa un aumento è pari a quella che ne ravvisa una diminuzione (in ottobre invece il saldo era ancora positivo). Attualmente solo la domanda di servizi bancari da parte della clientela residente ha un saldo ancora positivo.
Sono ancora positivi gli indicatori relativi ai volumi di servizi bancari. In leggero aumento il saldo relati-vo alle transazioni su titoli per la clientela e quello relativo ai capitali gestiti; in calo quello relativo ai crediti accordati. Peggiorano invece i segnali relativi ai li-velli d’impiego: torna a crescere il nume-ro di istituti che dicono di aver diminuito gli effettivi negli ultimi tre mesi; inoltre risultano nuovamente in maggioranza relativa gli istituti che segnalano come “eccessivi” i livelli d’impiego attuali.
Sulla piazza finanziaria ticinese ci si attende una ripresa della domanda dall’estero: auspicio, o previsione, espresso da un quarto degli intervistati. Dall’inchiesta appare in crescita anche la parte di operatori che attende per i prossimi mesi un aumento della domanda da parte del-la clientela residente. Decisamente meno incoraggianti le stime rispetto all’evoluzione dell’occupazione.
Il 2020 si è rivelato un anno particolarmente anomalo per il settore finanziario, e non solo a causa della pandemia. Da una parte le banche sono state chiamate ad aiutare le imprese, accordando svariati miliardi di crediti garantiti in massima parte dalla Confederazione per superare le fasi più delicate della crisi economica. La seconda ondata del virus sta mettendo nuovamente a dura prova la resistenza delle imprese e di conseguenza le banche stanno accantonando ingenti importi per far fronte ad una presumibile fase di recovery dei crediti. D’altra parte, le attività di gestione patrimoniale sono state beneficiate dalle forti oscillazioni delle borse azionarie, che hanno portato importanti introiti commissionali. Nonostante l’accordo Svizzera-Italia sui frontalieri firmato prima di Natale, rimane purtroppo fermo il dossier sull’accesso al mercato transfrontaliero e quindi non sorprendono le previsioni poco ottimistiche su affari e occupazione espresse dalla maggior parte delle banche ticinesi.