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Attualità | 11 agosto 2021, 10:00

Ultima fermata lungo i 4.000 km di sentieri escursionistici: la Riserva forestale di Maia

Un'escursione facile alla scoperta di testimonianze dello sfruttamento del bosco e di alcune specie forestali di bassa quota

La Riserva forestale di Maia

La Riserva forestale di Maia

Il grande caldo estivo diventa più tollerabile all'ombra di un albero. Ecco perché questo posto al lido è sempre il primo ad essere occupato. Fortunatamente in Ticino non ci sono solo 4.000 km di sentieri escursionistici, ma più di 90 di questi conducono attraverso le riserve forestali. Intatte e naturali. E' scientificamente provato che il sistema respiratorio, il sistema cardiovascolare e il nostro sistema immunitario traggono beneficio dalla foresta grazie alle fragranze aromatiche che gli alberi sprigionano. Abbracciamo un albero, in questi 5 boschi che uno alla volta andiamo a scoprire, l’ombra non manca.

Attraverso i boschi di latifoglie della Riserva forestale di Maia

Un comodo circuito in boschi di latifoglie dai più variati aspetti, da oltre sessant’anni lasciata al libero sviluppo, protetta, per vedere cosa vuol dire dare priorità alla natura e capire come funziona il bosco. Un sentiero da percorrere in ogni stagione, per nutrire lo Spirito, ascoltare gli uccelli, contemplare forme e colori.

Punto di partenza è la fermata dell’autobus ad Arcegno (di fronte alla Chiesa), raggiungibile in pochi minuti dal posteggio comunale all’entrata dell’abitato. Si procede attraverso il nucleo per poi scendere nella Valle Ortighée. In seguito, si segue l’indicazione Maia. In pochi minuti si raggiunge un ponticello, dove una tavola informativa segna il punto di entrata nella Riserva forestale.
Il sentiero sale dolcemente attraverso un bosco con interessanti dinamiche. Si raggiunge un pianoro con una delle molte “bolle” che impreziosiscono la Maia, un posto poetico. Proseguendo e scendendo si vedono boschi con alberi crollati al cui fianco si affermano giovani alberi. 
Proseguendo si raggiunge un grande stagno con isola e fascia di canneto, un posto che invita alla sosta.  Questo biotopo è inserito nell’elenco dei siti di riproduzione di anfibi d’importanza nazionale. In aprile e maggio, con un po’ di fortuna, si può osservare il raro tritone punteggiato. Strada facendo, se la stagione è giusta, si osserva il cisto dalle foglie di salvia (specie protetta, che fiorisce in aprile e maggio).
Oltre il sentiero costeggia un pendio coperto da castagno. In fondo ci si alza nuovamente, attraversando diverse formazioni forestali, a tratti con forte presenza di legno morto. Si raggiunge un assolutamente affascinante laghetto in bosco. Qui, la sera, fra aprile e maggio la rana verde ci offre a volte un bel concerto. Conviene poi fare una puntatina alla collina del Barbescio, importante punto panoramico. Scendendo abbiamo un’altra zona umida, dove è stata eretta una cappella, dedicata a Maria. Non lontano, lungo la sovrastante strada, si trova la Scuola nel bosco di Arcegno.

Oltre osserviamo un’altra area umida, dove, con pazienza, è possibile osservare l’elegante libellula con le ali blu. Proseguiamo, ammiriamo diversi ambienti forestali, per ritrovare lo stradello naturale percorso all’andata, e risalire ad Arcegno, al punto di partenza. Il percorso, facile, misura circa 4,5 km e richiede circa 2-3 ore. In alternativa, al ritorno, si può percorrere la “Strada dei Polacchi”, che porta direttamente ad Arcegno. Lungo la strada c’è una targhetta in ricordo dei rifugiati polacchi che durante la Seconda Guerra mondiale l’hanno costruita.

G.B.

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