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Attualità | 26 luglio 2025, 09:00

Un mondo senza api

I consigli di nutrigenomica di Simona Oberto

Un mondo senza api

Nella mitologia antica simboleggiavano laboriosità, ordine, purezza, saggezza immortalità. Gli egizi le consideravano le lacrime del dio Ra e un simbolo di sovranità. Per gli antichi greci erano messaggere delle Muse, nutrici di Zeus bambino e simboleggiavano eloquenza e sapienza divina. Anche le più antiche civiltà come quelle precolombiane dei Maya le consideravano entità sacre, protette da una divinità che influenzava la produttività delle loro colonie. Nella Bibbia le api e il miele simboleggiano principalmente abbondanza e terra prospera. 

Esiste una lunga e speciale relazione tra gli esseri umani e le api che pone le sue radici fin nella preistoria, anche perché il miele era considerato un alimento molto ricercato perché fonte di energia e di nutrienti essenziali, facilmente digeribili, soprattutto nei periodi di scarsità e carestie. Allora entriamo con rispetto in questo “magico” mondo che ci racconta quanto questi piccoli insetti laboriosi sono cruciali per l’equilibrio dell’intero ecosistema mondiale. Vi siete mai incantati difronte a un’ape che si posa delicatamente su un fiore profumato per raccogliere il suo nettare? Vi siete mai soffermati sul fatto che quella semplice azione mantiene uno degli equilibri più importanti dell’ecosistema? Una azione vitale senza la quale il mondo e l’intera esistenza umana sarebbero messe in pericolo. Potrà sembrarvi impossibile, ma la loro protezione è fondamentale per la nostra sopravvivenza e per il benessere del pianeta. 

Vi spiego il perché. Le api sono responsabili di circa il 70% dell'impollinazione di tutte le specie vegetali. Senza di loro molte piante da fiore e colture agricole non si riprodurrebbero, portando un crollo della biodiversità e gravi carenze alimentari. Come sarebbe un mondo senza api? Innanzi tutto, ci sarebbe un impatto negativo sugli ecosistemi naturali perché le api non impollinano solo le colture agricole, ma anche una vasta gamma di piante selvatiche. La loro scomparsa avrebbe gravi effetti sugli ecosistemi. Ci sarebbe un declino della flora selvatica fino all'estinzione di alcune specie vegetali. La diminuzione delle piante da fiore significherebbe meno cibo e riparo per insetti, uccelli e mammiferi che dipendono da queste piante, compromettendo intere catene alimentari. Ma non basta, perché la morte di molte piante che stabilizzano il terreno aumenterebbe l'erosione del suolo con effetti devastanti. 

Andremmo incontro a carenze alimentari, perchè la produzione di molti frutti, verdure, noci e semi crollerebbe drasticamente. Ad esempio, le mele, le mandorle, il cacao e i pomodori diventerebbero rarità. La scarsità dei cibi farebbe schizzare i costi dei prodotti agricoli alle stelle, rendendo difficile l'accesso al cibo per molte persone. Il nostro cibo diventerebbe sempre più sintetico, transgenico e processato, quindi fortemente povero di micronutrienti e principi attivi. 

Lo so, potrebbe sembrare lo scenario di un film apocalittico, ma vi assicuro che questo potrebbe succedere, se le api scomparissero. Il problema serio è che le api si stanno veramente riducendo, a causa di una combinazione di fattori. Innanzi tutto, la perdita dell'habitat e di conseguenza delle fonti di cibo. Infatti, l’urbanizzazione e i cambiamenti nell'uso del suolo hanno ridotto gli spazi naturali e la disponibilità di piante fiorite che forniscono nettare e polline, essenziali per la loro alimentazione e riproduzione. Inoltre, anche l'uso di pesticidi nell'agricoltura intensiva è estremamente dannoso. Queste pratiche possono ucciderle direttamente o indebolirle, rendendole più vulnerabili a malattie e a parassiti, come la Varroa destructor, un acaro parassita che si nutre delle api adulte e delle larve, indebolendole e trasmettendo virus, causando la varroasi che è la principale minaccia per l’apicoltura a livello mondiale. 

Gli stessi cambiamenti climatici, sempre più estremi, non aiutano: temperature troppo calde, siccità ed eventi meteorologici violenti alterano i cicli vitali delle api e la fioritura delle piante, creando una disconnessione tra la disponibilità di cibo e la loro attività. Le nostre amiche api sono “speciali”, non solo perchè da esse dipendono moltissime specie di alimenti di cui ci cibiamo, ma parchè esse stesse sono produttrici di un alimento con moltissime qualità nutritive: il miele. Potremmo definirlo un alimento altamente nutrigenomico, una sorta di super food, molto apprezzato dalle nostre cellule. Vi siete mai chiesti come fanno le api a produrre miele? 

Raccolgono il nettare dei fiori, lo mescolano con enzimi nella loro sacca melaria e lo rigurgitano nell'alveare. Qui altre api lo passano di bocca in bocca, aggiungendo ulteriori enzimi e riducendo il contenuto d'acqua, tramite ventilazione con le ali, fino a quando il miele non raggiunge la giusta consistenza e viene sigillato nelle celle di cera. Il miele costituisce una scorta di cibo per la colonia. Lo utilizzano per nutrirsi durante l'inverno o nei periodi di scarsità di nettare e polline, quando i fiori non sono disponibili. Il miele è una fonte concentrata di zuccheri ed energia essenziale per la sopravvivenza dell'alveare ed è una fonte di zuccheri naturali e di principi attivi salutari anche per l’uomo. 

Non è un caso che l’apicoltura, intesa come raccolta organizzata di miele, esiste da circa 12.000 anni (si usavano tronchi cavi, cesti di paglia e vasi di argilla), fino all’apicoltura moderna, a metà del 1800, con l’introduzione delle arnie vere e proprie e dei telaini mobili che facilitano il lavoro dell’uomo. Ma perché le api possano svolgere il loro ciclo naturale di produzione del miele occorre una gestione corretta degli alveari da parte degli apicoltori che devono tenere conto di fattori importanti. Innanzi tutto, devono trovare degli ambienti naturali il più idonei possibili, dove posizionare le arnie. Quelli ricchi di diversità floreale: fiori selvatici, piante perenni, alberi e arbusti da fiore che garantiscono nettare e polline. 

Ci vuole una fonte d'acqua vicino e un'esposizione al sole che permetta di mantenere la temperatura ideale dell'arnia, ma anche zone di ombra parziale per proteggere dal caldo eccessivo, evitando aree con inquinanti chimici e pesticidi che potrebbero decimare ed indebolire le api. Infatti, per produrre molto miele le api devono essere sane e forti. Ciò le rende resistenti a malattie e parassiti. Un bravo apicoltore sa gestire le sue api e sa renderle più docili, adottando stratagemmi come il compiere le ispezioni nel momento giusto, in quanto le api sono generalmente più tranquille in giornate calde e soleggiate, quando sono occupate nella raccolta del nettare, evitando quindi giornate fredde, ventose o piovose. L’apicoltore sa che si deve avvicinare con cautela, senza movimenti bruschi, così da non agitarle e scatenare una loro improvvisa reazione difensiva. 

E sarà proprio l’amore per il suo lavoro che spingerà l’apicoltore a prendersi cura delle sue api a 360°, con una attenzione particolare all’ape regina che, se longeva e produttiva, assicurerà una popolazione costante di api operaie. Le api operaie, solo se forti, saranno efficienti nel bottinare, ovvero raccogliere nettare e polline dei fiori. Questo include la capacità di trovare fonti di cibo abbondanti e di trasportarlo all'alveare. Anche la variabilità genetica all'interno della colonia è importante per la resilienza e l'adattamento all'ambiente. Pensate che le api possiedono un sistema immunitario sia a livello individuale che a livello di colonia (immunità sociale). A livello individuale hanno un sistema immunitario innato simile a quello di altri insetti che include barriere fisiche e risposte cellulari e umorali per difendersi dai patogeni; a livello di colonia posseggono una immunità sociale che consiste in una serie di meccanismi di difesa collettiva messi in atto dell'alveare.

Questi includono comportamenti igienici, l'uso di sostanze come la propoli, un antibiotico naturale, e la capacità della regina di “vaccinare” le uova trasferendo frammenti di patogeni per stimolare una risposta immunitaria nella prole. Le api posseggono anche un microbiota intestinale che, pur essendo relativamente semplice rispetto a quello umano, è cruciale per la loro salute e svolge diversi ruoli vitali: regola la digestione; aiuta metabolizzare e assimilare i nutrienti presenti nel polline e nel nettare; contribuisce a modulare il sistema immunitario. Esso può variare stagionalmente e può essere influenzato da fattori ambientali come l'alimentazione e l'esposizione a pesticidi. Per concludere, voglio invitarvi a cercare il miele direttamente da un produttore locale che vi garantisca un miele artigianale di origine italiana, lavorato a freddo, così da mantenere intatti gli enzimi, le vitamine e gli antiossidanti. Acquistare direttamente da un apicoltore vi permetterà di porre domande, avere chiarimenti e sentirvi più responsabili della vostra salute. Fatevi accompagnare dai vostri figli, nipoti o amici così che anche loro possano avvicinarsi al meraviglioso mondo delle api e capire quanto è importante il loro contributo per mantenere stabile il nostro ecosistema.

 Ultimo suggerimento: coltivate fiori “amici delle api” come la lavanda, il rosmarino, il trifoglio e i girasoli, questo gesto, oltre ad abbellire i vostri giardini/balconi, contribuirà al loro benessere.

Redazione

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